Palazzo Chiarandà – appartamenti

Collaborazione con Arch. C. Marzullo per Torrazza s.r.l.

Percorrere la nuova tendenza che propone la riconversione di ogni singolo manufatto pre-esistente, per rispondere alle richieste di spazio per abitazione, costituisce una conclamata potenzialità che traduce immediati vantaggi di assoluta evidenza:
• Acquisizione immediata di un’immagine consolidata e stratificata nel tempo da trasferire alla nuova destinazione d’uso;
• Posizione baricentrica nella città con conseguente riduzione dei tempi di spostamento;
• Opportunità di modificare spazi che si prestano bene ad una riqualificazione architettonica e funzionale;
• Opportunità di recuperare architetture che inserite nel tessuto urbano storico della città ne fanno ormai parte integrante;
La filosofia di intervento progettuale è stata quella di voler mantenere intatto il corpo del palazzo intervenendo solamente nella distribuzione interna in accordo con le nuove esigenze dell’abitare contemporaneo. Si configura quindi un progetto di abitazioni spaziose, dotate di ogni tipo di accessorio tecnologico, nonchè una particolare attenzione sia per i materiali utilizzati, per le finiture realizzate, sia per gli impianti tecnologici installati, avendo sempre bene in mente le esigenze che una moderna abitazione prevede. Particolare cura è stata rivolta all’efficienza energetica del complesso adottando soluzioni che garantiscono un minimo spreco di energia e che consentono quindi un alto risparmio energetico.

 

 

 

Il palazzo dei baroni Chiarandà, il cui nome è rimasto ancora oggi al vicolo che si dipana alle spalle, era un tenimento di case molto antiche, nei pressi di Porta di Vicari, appartenenti, al monastero di Santa Caterina e precedenti, forse, all’apertura di via Maqueda situato quasi di fronte al palazzo Santa Croce Sant’Elia. Il sobrio impalcato stilistico del prospetto su via Maqueda, interamente rifatto durante gli ultimi anni dell’Ottocento, conferma l’adesione ai canoni costruttivi di quel periodo storico. I balconi con le mensole di ghisa contribuiscono ulteriormente a “datare” l’intervento ottocentesco. Come è noto, la caratteristica produzione delle fonderie palermitane verso la fine dell’Ottocento è quella delle mensole dei balconi e dei solai in ferro che diventano, elemento caratterizzante dell’edilizia degli ultimi decenni dell’Ottocento. Il massiccio portone in legno si apre su androne comune caratterizzato da una volta a botte ribassata, mentre la pavimentazione è costituita da basole di billiemi scanalate. La scala rivestita in pietra di Billiemi ad intarsi, esalta la propria fattura con una pregevole ringhiera in ghisa caratterizzata da elaborati montanti verticali ed essenziali correnti. Sul lato opposto insiste un’elegante passamano in legno di noce, raccordato con elementi in ottone finemente decorati. I portocini d’ingresso alle singole unità immobiliari, sono realizzati con doppio battente in legno; la qualità del decoro della cornice costituisce un’ulteriore testimonianza dell’attenzione progettuale e realizzativa dell’edificio. Infine il tema floreale presente in alcune volte dipinte al primo e al secondo piano, testimoniano che il rimaneggiamento realizzato a fine ottocento ha in effetti interessato oltre che il prospetto su via Maqueda, il corpo scala e alcuni locali al primo e secondo piano. Tuttavia in seguito di quanto evidenziato occorre precisare che non sono state rinvenute antiche riproduzioni di planimetrie o rilievi dell’edificio, così come, non sono state riscontrate fotografie d’epoca o documenti letterari.

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Il progetto

Gli appartamenti sono stati ricavati all’interno del palazzo, risalente ad un primo impianto settecentesco rimaneggiato durante il secolo successivo. La filosofia di intervento progettuale è stata quella di voler mantenere intatto il corpo del palazzo intervenendo solamente nella distribuzione interna in accordo con le nuove esigenze dell’abitare contemporaneo. Tutte le abitazioni presentano finiture e accessori di pregio in quanto sono stati adoperati materiali di qualità quali parquet e marmi per i pavimenti, resine e smalti per le finiture di rivestimento. Grande attenzione è stata posta al progetto di illuminotecnica con l’utilizzo delle più aggiornate tecniche progettuali tese a garantire il più alto comfort visivo. La stessa cura si è dedicata al risparmio energetico dell’edificio prevedendo la sostituzione degli infissi particolarmente degradati con dei nuovi di uguale forma e misura utilizzando legni ben stagionati e provvisti di vetrocamera; tutti gli altri infissi verranno accuratamente recuperati e riportati ad uno stato pari al nuovo prevedendo anche per questi l’utilizzo di vetrocamera. Si prevede la completa dismissione delle coperture esistenti e la nuova realizzazione al fine di ottenere i requisiti ottimali per un’adeguata protezione, coibentazione nonché il corretto smaltimento delle acque piovane. L’impianto di condizionamento è stato pensato con un sistema a inverter multisplit. Nel caso degli appartamenti prospicienti su via Maqueda, dove non era possibile installare lo split esterno si è scelto di adoperare sistemi a monoblocco che non prevedono l’installazione di macchine esterne, particolarmente indicato nel caso di edifici di pregio storico-artistico. Un ulteriore cura è stata rivolta alla necessità di destinare parte dei locali al piano terra, su vicolo Chiarandà e del Romito, a garage per automobili e motocicli. Infine l’intervento di valorizzazione non si è limitato solamente al recupero dell’edificio storico ma anche alla riqualificazione dell’ambiente urbano circostante al fine di garantire il recupero dell’esistente innescando meccanismi di riqualificazione urbana che possano restituire un’immagine compiuta e contemporanea di una città moderna.